Età Moderna

Dal Vicereame spagnolo all’unità d’Italia

Il Vicereame spagnolo

Con la corona di Madrid, tra il 1503 e il 1707, per Napoli iniziò un periodo di angherie, furti di opere d’arte e imposte strozzanti, il popolo per difendersi dalle prepotenze iberiche lasciò affermare in città il fenomeno della “camorra”, che in un primo tempo costituì una sorta di società segreta con fini di mutua assistenza.

Numerose furono le sollevazioni popolari, la più celebre fu quella di Masaniello del 1647. Dal punto di vista artistico la città visse un momento di grande fervore.

  • Per garantire la purezza e la qualità dei materiali dalla metà del 1500, e per tutto il 1600, la fusione dell’oro avvenne all’esterno delle botteghe, nella piazzetta, alla presenza del rappresentante della Corporazione, del Conte del Sedile e al cospetto di committenti e cittadini.
  • Nel 1692 Lorenzo Vaccaro, noto pittore e scultore napoletano, realizzò le Quattro parti del Mondo, il più significativo gruppo scultoreo in argento del Barocco napoletano che attesta il gusto della corte spagnola.

Il 700 Borbonico

Nel 1734 iniziò il regno di Carlo di Borbone, caratterizzato da una maggiore autonomia rispetto ai due secoli precedenti. Il sovrano, al trono come Carlo VII, attuò una serie di riforme nei settori dell’amministrazione, del fisco, del commercio e in quello militare, coinvolgendo anche le attività artigianali.

Nel 1759 Carlo fu richiamato a Madrid per salire sul trono di Spagna; a Napoli lasciò il figlio Ferdinando, una figura di minore spessore dal punto di vista politico e storico.

Nel 1799 prese vita in città il movimento ostile alla monarchia: il 24 gennaio i giacobini napoletani proclamarono la nascita della Repubblica Partenopea. L’esperienza non ebbe, però, lunga durata, nello stesso anno Ferdinando tornò sul trono del Regno, ma non vi rimase ancora a lungo: l’Europa era ormai segnata dall’egemonia napoleonica.

  • Nel 1713 Matteo Treglia realizzò la celebre Mitra di San Gennaro che fu pagata in gran parte con le offerte dei cittadini.
  • Nel 1734 Carlo di Borbone fondò il Reale Laboratorio delle Pietre Dure.
  • Nel 1738 prese vita a Napoli una Scuola di pietre dure, cammei e gioie: il Real Laboratorio di San Carlo alle Mortelle.
  • Tra il 1785 e il 1806 Matteo Tufarelli diventò il gioielliere di corte.

Il decennio francese

Nel 1808 Napoleone affidò il regno a Gioacchino Murat, suo genero e fedele generale del suo esercito; il carattere del nuovo sovrano lo fece benvolere dal popolo napoletano e le sue abilità militari gli permisero di costituire un esercito che ottenne importanti successi. Il Congresso di Vienna e la Restaurazione imposero l’allontanamento di Murat da Napoli.

  • Nel 1808 Gioacchino Murat promulgò la legge sulla fabbricazione delle materie d’oro e d’argento e sullo stabilimento dell’officina di garanzia per le medesime; decise di adottare un nuovo tipo di punzonatura valido per tutto il regno.

Il ritorno borbonico

Ferdinando di Borbone, tornato sul trono di Napoli con il nome di Ferdinando I, diede vita al “Regno delle Due Sicilie”.

Nel 1825 gli successe Francesco I e, pochi anni dopo, Ferdinando II, che conquistò da subito la benevolenza del suo popolo e, inizialmente, anche la stima dei liberali. Il nuovo re dette impulso al progresso in diversi settori, permettendo a Napoli di divenire un centro d’eccellenza e di raggiungere numerosi primati.

Il 1848 fu l’anno delle sommosse liberali che si conclusero con la promulgazione della Costituzione e l’istituzione del Parlamento. Ferdinando II morì nel 1859, alle soglie del fatidico anno dell’Unità d’Italia.

  • Nel 1815 re Ferdinando di Borbone confermò l’abolizione delle corporazioni e diede maggiore autonomia agli artigiani: agli orefici diede benefici fiscali per favorire la produzione e l’istituzione di nuove botteghe.
  • Nel 1830 Ferdinando II decretò l’obbligo per la bollatura dei valori nostrani, la punzonatura di verifica per quelli già esistenti e l’uso di un bollo speciale per gli oggetti sacri.