Medioevo

Dagli Svevi agli Aragonesi

Napoli Sveva

Dal 1220 Federico II decise di promuovere a Napoli importanti lavori di restauro e abbellimento urbano. Riorganizzò la pubblica amministrazione, la giustizia, l’esercito e anche il commercio, regalò alla città la prima Università di stato della storia: lo “Studium”.

L’arte orafa ebbe i primi riconoscimenti da Federico II, con la ratificazione di fondamentali norme con cui si intendeva determinare e garantire la qualità dei manufatti. I provvedimenti del sovrano stabilivano l’obbligo per i maestri dell’arte di esplicitare la qualità dei loro manufatti (che doveva essere per l’oro non inferiore ad un valore di otto once d’oro puro per libbra e per l’argento non meno di undici once d’argento puro per libbra).”

Napoli Sveva

Nel 1266 Carlo d’Angiò ottenne la corona del regno del Sud, con Napoli capitale. La società cittadina fu organizzata in Sedili, organismi democratici capaci di mediare fra il monarca e gli interessi del popolo. Nonostante una forte pressione fiscale ci fu uno sviluppo dell’artigianato e del commercio, la popolazione aumentò notevolmente e Napoli divenne la prima metropoli d’Italia ed una delle più importanti in Europa.

  • Gli orefici, al tempo di Carlo I, quando ebbero la maggior parte delle botteghe nei pressi della chiesa dedicata al loro protettore Sant’Eligio, si organizzarono in una corporazione. Questi luoghi iniziarono ad essere già citati allora come Strada degli Orefici.
  • Nel 1285 salì al trono Carlo II d’Angiò, che si dedicò al miglioramento del patrimonio monumentale della città: ne ampliò le mura, ristrutturò il Castel dell’Ovo e risistemò il Maschio Angioino, costruito dal padre. Fu anche un ottimo legislatore.
  • Nel 1305 i maestri orefici transalpini Etienne Godefroy, Guillame de Verdelay e Milet d’Auxerre realizzarono il busto reliquiario di San Gennaro che ancora oggi è custodito nella Cappella del Duomo a Lui dedicata.
  • Nel 1306 Carlo II impose l’obbligo del punzone per garantire la qualità dei lavori e il titolo dell’oro e dell’argento.

Nel 1309 salì sul trono di Napoli Roberto d’Angiò, amante dell’arte e della letteratura. Promosse la costruzione della chiesa di Santa Chiara e durante la sua dominazione fiorì lo stile gotico. Morto Roberto, nel 1343, gli succedette per quarant’anni Giovanna, sua nipote, un personaggio che, con i suoi comportamenti frivoli e dissoluti, creò alla città di Napoli non pochi problemi.

  • La scuola francese durò fino al tempo di Giovanna I, quando si impose una scuola di orafi locali e comparvero i primi punzoni con i nomi degli artigiani più insigni.
  • Il 23 settembre 1347 la Regina Giovanna concesse agli orafi napoletani di eleggere i propri rappresentanti, scegliendo fra i maestri quattro consoli con il compito di curare gli affari dell’arte e convocare, quando necessario, l’assemblea degli iscritti.
  • Nel 1380 la sovrana ufficializzò le associazioni di mestiere nate spontaneamente, nacque così la Corporazione degli Orafi.

Napoli Aragonese

Qualche anno prima di morire Giovanna di Durazzo adottò il re di Sicilia, Alfonso d’Aragona, legittimandone il diritto alla successione. In seguito tornò sui suoi passi, designando Renato d’Angiò come erede, ma ciò provocò la rabbia di Alfonso, che nel 1442 assediò ed espugnò Napoli, dando inizio alla dominazione aragonese: un periodo di sviluppo economico e civile, espressione degli ideali e dell’arte rinascimentale.

Alfonso d’Aragona instaurò un clima virtuoso che lo portò a meritare l’appellativo di Magnanimo.

  • Con lo statuto del 24 settembre 1474, concesso da Alfonso I, la consorteria degli Orafi, oltre ad acquisire speciali privilegi, ebbe per la Corporazione piena autonomia giuridica, possibilità di elezione autonoma dei propri rappresentanti, potere giurisdizionale su tutti gli appartenenti all’Arte.