Periodo: XI secolo
Racchiuso tra il corso Umberto e via Marina, in un area compresa tra il mare e il percorso meridionale delle mura greco-romane, Borgo Orefici è la parte del quartiere Pendino che si identifica con un mestiere antico di 700 anni, quando qui si stabilirono gli orefici napoletani insediando le loro botteghe artigiane.
Un distretto produttivo unico nel suo genere che da secoli rappresenta il vero nucleo della produzione orafa campana e dove ancora oggi sono racchiuse tutte le professionalità della filiera orafa: l’incastonatore, il tagliatore, il fonditore, il lamellatore e l’ebanista. Insomma un patrimonio storico, culturale ed economico inestimabile.
L’unico slargo del quartiere è rappresentato da Piazza Orefici. In questa piazza, ai tempi di Giovanna I d’Angio, gli orafi che qui avevano collocato le proprie botteghe, ebbero il primo riconoscimento ufficiale con la nascita della corporazione orafa.
E in questo slargo, che per tutto il 1500 e il 1600, per garantire la purezza e la qualità dei materiali avvenne la fusione dell’oro, all’esterno delle botteghe alla presenza dei rappresentanti della Corporazione, del Conte del Sedile e dei cittadini.
Nel 2015 in Piazza Orefici il comune di Napoli ha realizzato una targa intestata all’orafo napoletano Matteo Treglia, per riconoscere la sua maestria. Matteo Treglia, considerato oggi dagli gemmologi una figura non inferiore a Benvenuto Cellini, nel 1713 su commissione della Deputazione della Reale Cappella del Tesoro, orno il busto di San Gennaro con la Mitra. L’incantevole copricapo ospita su una base di oro e argento, 3694 pietre preziose, 358 diamanti e 43 smeraldi. A distanza di trecento anni, la Mitra rappresenta ancora un gioiello di valore inestimabile, eccellenza dell’arte orafa partenopea, punto di forza del celebre tesoro di San Gennaro.