DONNA MARIANNA, REDIVIVA SIRENA PARTHENOPE
Entrando nella Chiesa di San Giovanni a Mare scorgiamo immediatamente una imponente testa marmorea di donna, la copia di uno dei monumenti più affascinanti della città, diviso fra storia e leggenda. L’originale, oggi esposta a Palazzo San Giacomo, in Piazza Municipio, fu ritrovata intorno al 1594 nella zona dell’Anticaglia e mostra i caratteri stilistici tipici della scultura tardo-ellenistica. Sin da subito il busto, conosciuto come ‘a cap’ ‘e Napule, fu associato alla figura della Sirena Parthenope, emblema femminile della città, ma la scultura in realtà rappresenterebbe Afrodite, la cui statua doveva essere posizionata all’interno di un tempio della Neapolis romana.
Verso la fine del XVI secolo, grazie all’interessamento del patrizio napoletano Alessandro Di Miele, la testa fu sistemata su una base in piperno nei pressi della Chiesa di Sant’Eligio Maggiore. Durante i moti insurrezionali guidati da Masaniello, nel 1647, fu brutalmente privata del naso da alcuni soldati spagnoli, restituitole solo negli anni cinquanta dell’800, grazie ad un restauro dozzinale ed eseguito con poca perizia. Nello stesso secolo fu posizionata di fronte alla Chiesa di Santa Maria dell’Avvocata, dove era presente anche un busto di Sant’Anna, ed iniziò ad essere chiamata Donna Marianna, unendo il culto per le due sante Maria ed Anna. Durante la festa di Sant’Anna le popolane la abbellivano con fiori e nastri e vi danzavano intorno.
Col secondo conflitto mondiale la statua, situata nella zona del porto, subì forti danni e nel 1961 entrò a far parte della collezione del Museo Filangieri.
Le numerose vicende che raccontano di Donna Marianna hanno contribuito a renderla celebre: ancora oggi, al cospetto di una persona dalla testa grande, si sente scherzosamente esclamare in città “pare donna Marianna, ‘a Capa ‘e Napule!”
Struttura San Giovanni a Mare
Incastonata tra gli edifici circostanti, che nel tempo l’hanno inglobata, la Chiesa di San Giovanni a Mare, preziosa testimonianza di architettura romanica a Napoli, fu fondata dai Benedettini a metà del XII secolo accanto alla struttura ospedaliera dell’ordine dei cavalieri di Gerusalemme, in cui venivano accolti i crociati che facevano ritorno dalla Terra Santa.
All’epoca della sua fondazione la Chiesa sorgeva sul bagnasciuga della zona portuale, fra il Borgo Orefici e piazza Mercato, e la sua denominazione coniugava perfettamente il culto di San Giovanni Battista, santo peraltro tradizionalmente legato all’acqua, con la particolare posizione della Chiesa.
San Giovanni a Mare ha subito, attraverso i restauri, vari interventi architettonici che, nel corso dei secoli, hanno provveduto a cambiare il suo aspetto; i principali risalgono agli anni 1336, 1456, 1874 e 1959.
Diversi documenti riportano notizie di un rito ripetuto ogni 23 giugno, nella notte di San Giovanni: un battesimo purificatore collettivo, consolidatosi proprio grazie all’immediata vicinanza con il mare. Questo rituale venne con molta probabilità soppresso, insieme con l’intero culto religioso in quella sede, nel periodo vicereale, per i tratti marcatamente profani che lo caratterizzavano. Da quel momento la Chiesa venne abbandonata, per molti decenni.
Tra l’800 e il ‘900, con il Risanamento, gli edifici circostanti inglobarono letteralmente la Chiesa e il trecentesco campanile commissionato dalla famiglia Carafa.
Gli interventi di restauro del 1959, e quelli successivi al terremoto del 1980, hanno restituito alla struttura l’originaria impronta medievale.
Interno della Chiesa
Dopo aver attraversato l’atrio di San Giovanni, entriamo in Chiesa oltrepassando un portale del XII secolo, posizionato lungo una navata laterale.
Le tre absidi della Chiesa si affacciano, grazie agli interventi Trecenteschi, su un transetto a volte ogivali, sotto cui sono ancora individuabili le fondamenta del primo abside, risalente al periodo normanno.
San Giovanni a Mare è costruita prevalentemente con tufo ma i primi quattro intercolumni, gli elementi più antichi della Chiesa, risalenti addirittura a periodi precedenti a quello paleocristiano, sono, invece, costituiti da colonne marmoree di spoglio. Nelle cupole voltate a crociera estradossata e negli archi sono presenti decorazioni dal gusto arabo e bizantino, risalenti all’epoca della fondazione della Chiesa.
All’interno di San Giovanni a Mare, grazie a molteplici operazioni di restauro e rimaneggiamenti, troviamo la compresenza di diversi stili che si fondono tra loro in spettacolari giochi cromatici: fra il XIV ed il XV secolo le volte a crociera, che ancora oggi vediamo, sostituirono le capriate lignee e, sempre tra gli stessi secoli, furono aggiunte le cappelle laterali con archi in piperno a tutto sesto. Le lapidi, che ricordano i Cavalieri dell’Ordine di Gerusalemme sepolti in Chiesa nel corso dei secoli, sono incastonate nel pavimento in basalto, e lo stesso accade con lastre e stemmi lungo le pareti.
La Chiesa di San Giovanni a Mare è una rara testimonianza dell’architettura medievale napoletana che racconta, grazie alle sue pietre secolari, l’evoluzione storica e culturale della città.